Perfetto

Ci sono quattro libri iniziati in contemporanea e seppelliti in non ricordo quale scatolone in attesa di risistemazione. Due dita di polvere sul comodino. L’ho tolta più volte, ma non ne vuole sapere. Per qualche legge universale le foglie cadono d’autunno e la polvere non si toglie, solo si sposta e poi ritorna. Stavolta alle particelle in controluce si aggiunge la vista di due o tre cavi elettrici tagliati nell’angolo, sul pavimento.

Non ho più neppure la forza di alzarmi per prendere la scopa e toglierli, aspetteranno, per fortuna domani è di nuovo lunedì, e anche se lavorerò almeno lo farò da seduta, in ufficio. Mi metto a letto la sera con un dolorino nuovo ogni volta. Quel dolore buono della stanchezza, che ti fa sentire tutto il peso delle lenzuola e ti concede con fatica di trovare una posizione. Un dolore che ti promette un sonno senza sogni, da cui non ti risvegli riposato, ma che non ti concede di pensare.

Le pareti sono come nuove, i colori squillanti. I mobili e i tappeti di nuovo al loro posto, mancano soltanto più tre tende e poi tutto sarà perfetto. Già temo il momento in cui, sola, coricata per terra di fronte al divano, guarderò il soffitto e ricomincerò a contorcermi per qualcosa che non si tocca, non si sente. Al contrario del dolore ai muscoli.

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